Duello a Nordest.
Ci mancava la guerra del Tiramisù. È una sfida tutta a
Nordest quella che vede l'un contro l'altro il Friuli Venezia Giulia e il
Veneto. All'origine, c'è la provenienza del dolce al cucchiaio più famoso nel
mondo. Che ormai propongono ovunque, anche con varianti improbabili,
soprattutto all'estero. Fatto sta che la notizia sulla decisione del
governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, di avviare l'iter per il
riconoscimento di Specialità Territoriale Garantita (STG) del Tiramisù
trevigiano era appena rimbalzata sui media, nazionali e internazionali
(Guardian e Daily Telegraph), quando dalla Carnia un'anziana ristoratrice
reagiva rivendicandone la primogenitura. «Altro che Treviso! Il Tiramisù nasce
da un dessert che noi preparavamo negli anni Cinquanta», ha dichiarato la
novantaseienne Norma Pielli vedova Del Fabbro, già titolare
dell'albergo-ristoranteAl Romadi Tolmezzo (Udine). Puntualizzando: «Mentre
facevamo il dolce Torino, a base di savoiardi, burro cioccolata, rosso d'uovo,
provai a modificare la ricetta. Invece del burro, cominciai ad utilizzare il
mascarpone, con l'aggiunta del caffè amaro in cui venivano inzuppati i
biscotti».
Alla sortita friulana, replica, deciso, il presidente
Zaia: «Non mi interessa polemizzare né con la signora Pielli né con la Regione
nostra confinante. Ma la verità accertata dalla tradizione orale, dai
documenti, dalla diffusione di questo dolce è che il Tiramisù fu inventato,
negli anni Settanta, da Lolli Linguanotto, il cuoco del ristoranteAlle
Beccherie, nel centro storico di Treviso, su indicazione della proprietaria Ada
Campeol». La storia della cremosa specialità, secondo la vulgata veneta, è
perfino poetica. La ribadisce Zaia, dopo averla citata nel comunicato ufficiale
in cui annunciava l'iter della pratica di riconoscimento territoriale. «Dalle
nostre parti — racconta — alle puerpere che avevano bisogno di attenzioni e di
un'alimentazione energetica, un tempo si portavano in dono uova, marsala e
caffè. Affonda in queste radici l'intuizione della signora Campeol di suggerire
al suo cuoco la preparazione di un dessert che, negli ingredienti e nel nome,
rievocasse l'antica consuetudine». E aggiunge: «In Veneto la tradizione
agricola, lattiero-casearia, è consolidata. Così la produzione di biscotti
savoiardi. Il cacao, come altre spezie, era diffuso dai tempi della Serenissima
Repubblica, approdo di mercati lontani. Il pentolino del caffè (alla turca)
bolliva sui fuochi delle nostre cucine. Tutto, insomma, converge verso la
primogenitura veneta. Oltre ai numerosi ricettari della cucina trevigiana». Con
il governatore, ovviamente si schiera Carlo Campeol, figlio di Ada, patron
delle Beccherie.«Il Tiramisù nato a Tolmezzo? Che cos'è? Una barzelletta? Forse
la signora Pielli ha sognato. O rido, o questa volta mi arrabbio davvero», dice
alGazzettino.
Al di là della disputa dolciaria, perché è così
importante ottenere in sede europea il marchio STG? Risponde Zaia:
«Innanzitutto per una questione di identità, alla quale i veneti tengono molto.
Inoltre, c'è l'aspetto commerciale. Con il riconoscimento territoriale, se un
ristorante di New York mette in carta il Tiramisù deve avere la certificazione.
Il che comporta l'uso dei prodotti originali. È successo così anche per la
Pizza napoletana. Mi sono battuto per il marchio quando ero ministro delle
Politiche agricole. Battaglia vinta. Pensi che anche il diametro della pizza
certificata deve avere misure precise».